Fanfiction: SUPERMIKE capitolo 2

Dopo la pubblicazione del primo capitolo ho atteso anche più  tempo del previsto per dare modo alla situazione di sbloccarsi, ma non c’è stato nulla da fare: assoluta parità tra le due opzioni disponibili!
Per quanto il numero di persone coinvolte non sia abbastanza elevato da sfare statistica, questa potrebbe essere anche presa come un’indicazione del fatto che i fan dello Spirito Con La Scure siano equamente divisi tra chi ama le avventure più “fantastiche” e quelle più “realistiche”. Comunque sia, visto che non c’è stata una decisione chiara, il voto finale è quello che decide… cioè il mio! E io ho votato OPZIONE 1! I due che hanno aiutato Supermike sono Jesse e roberts, agenti di Altrove!

Ma, per non deludere del tutto quelli che preferivano la 2, ho inserito un “ripescaggio” per dare ancora una possibilità al colonnello Perry per essere della partita…

Capitolo 2

Fanfiction SUPERMIKE Capitolo 2

IN CERCA DI “QUALCOSA”

L’albergo in cui risiede Supermike è uno dei migliori di New York (“IL migliore”, aveva puntualizzato Supermike), molto lontano dal punto in cui gli agenti di Altrove l’hanno trovato. Il portiere ha fatto una faccia schifata quando l’hanno aiutato a entrare, ubriaco e con i vestiti sporchi di terra, ma non ha detto nulla.
Ora, seduti al tavolo del ristorante dell’albergo altrimenti deserto, i due agenti aspettano pazientemente che la brocca di caffè che gli hanno fatto portare chiarisca le idee del loro interlocutore.
«Signor Gordon…» inizia Roberts.
«Supermike. Ogni volta la stessa storia, Supermike. Quante volte ve lo devo dire?»
«…va bene. Signor Supermike, si sente abbastanza lucido da capire quello vogliamo dirle?»
Supermike reclina la testa all’indietro, sospirando. «Ragazzi, non potreste dirmi qualcosa che io non riesca a capire nemmeno se parlaste in cinese. Lingua che, in effetti, conosco benissimo. Tempo fa ho sfidato in un combattimento “sanda” un campione di Bājíquán… Ho vinto, ovviamente. Ma perdonatemi, sto divagando… Ditemi quello che volete e fatela finita. Pensavo che ad Altrove avessero deciso di non voler più avere a che fare con me, dopo l’ultima volta. È cambiato il direttore?»
«In effetti sì, ma non è per questo che…»
«E chi è adesso?… Oh!» A Supermike non è sfuggita la rapida occhiata che L’agente Jesse ha scoccato al suo capo. «Questa è bella. Tu?! Hai davvero fatto carriera!»
«Non siamo qui per parlare di me…»
«E nemmeno di me, mi sa, per quanto non se ne parli mai abbastanza…»
«Signor… Supermike. Noi siamo qui per chiederle il suo aiuto. Siamo venuti da lei perché crediamo che le sue… peculiari abilità facciano di lei l’uomo più indicato per aiutarci.»
«Allora dovete essere in guai proprio grossi, se vi serve l’aiuto di qualcuno che è SUPER!»
Jesse e Roberts si scambiano uno sguardo imbarazzato.
«Senta, “Supermike”.» riprende Roberts, in tono deciso. «Lei è un piantagrane, e Dio sa quanto preferirei chiedere aiuto a qualcun altro piuttosto che a lei. I servigi che ha reso al nostro ufficio in passato sono stati utili, ma lei ha la naturale capacità di portarci sull’orlo del disastro. Come a Wahington, quando per colpa sua ho rischiato non solo il posto, ma anche la galera. Ancora mi chiedo come ha fatto a convincere il giudice, oltre all’allora direttore di Altrove, che sparare a un senatore sia stata la mossa giusta per evitare un’invasione di folletti irlandesi dispettosi.»
«Ehi, non l’ho mica ammazzato, ho solo mandato in pezzi quel talismano con cui avevano preso il controllo della sua mente…»
«E non poteva aspettare che lo TIRASSE FUORI DALLA TASCA?! Prima o poi sarebbe andato a dormire, no?»
Supermike sorride.
«E io,» interviene Jesse «ho ancora una cicatrice dal fianco al ginocchio fatta da un’arma della quale non riesco nemmeno a pronunciare il nome, dopo la missione in nord Dakota. Quando dovetti gettarmi nella mischia contro quei cultisti insieme a lei, che aveva deciso di ignorare completamente i miei consigli e il buon senso.»
«Mi sembrava che stessero per uccidere quella ragazza…»
«Quella ragazza era il capo della setta, e non mi ripeta che non l’aveva ancora capito, perché non ci ho creduto nemmeno la prima volta!»
«Ma lei,» riprende Roberts, «come ama ripetere, è il migliore, e in questo momento abbiamo bisogno del migliore.»
«Vi ascolto.»
Roberts spinge indietro la sedia. «Ci ascolterà strada facendo. Ora vada a lavarsi e dormire. In questo stato non ci serve a nulla.»
«Ehi! Non ho ancora accettato!»
Anche Jesse si alza, e Roberts si è già voltato a mezzo verso la porta.
«Ma certo che ha accettato. Nessuno è più contento di lei di accettare. Lo sa come abbiamo fatto a trovarla?»
«…Posso immaginarlo…»
«Abbiamo anche noi le nostre fonti d’informazione. Lei torna sempre a casa, a New York, quando si sente depresso. Quando il mondo non le da ciò che vuole, quando nessuna sfida sembra essere abbastanza grande. Sente il bisogno di stare vicino alla sua famiglia, ma non troppo. Non credo che li abbia avvertiti che è in città, giusto? Ma ha scelto comunque uno degli alberghi di suo padre. È bastato fare il giro di tutti a chiedere di lei.»
Lo sguardo di Mike Gordon si fa duro.
«Lei si è trovato con tutti questi talenti, un fisico eccezionale, una mente sopraffina ed estremamente versatile, ma è talmente ricco che non ha bisogno di sfruttarli. È costantemente in cerca di uno scopo, un qualcosa che le faccia capire la ragione per la quale è al mondo. Credo che sia per questo che continua a lanciarsi in imprese folli, e magari che stia cercando qualcuno più in gamba di lei, nella speranza di scoprire di non essere davvero “il migliore”. Perché questo le consentirebbe di togliersi dalle spalle il fardello di dover dimostrare continuamente il suo valore e vivere una vita normale, libero dall’ossessione.»
Il viso di Mike Gordon è immobile come quello di una statua. Non respira nemmeno. Solo, nel profondo dei suoi occhi, qualcosa sta vibrando.
«Lei ha accettato perché le ho proposto una sfida come non ne ha mai vista una, e la sua particolare psicosi l’ha convinta che questo sia il solo modo di dare un senso alla sua vita.»
Jesse e Roberts gli danno la schiena e si avviano verso l’uscita. «Domani all’alba, signor Supermike. Possiamo concederle una notte di riposo, ma non abbiamo tempo da perdere.»
Se ne vanno, senza aspettare una risposta che comunque non arriva.

FINE DEL SECONDO CAPITOLO.

Ohibò, questo Mike non sembra tanto “super” al momento… riuscirà a ritrovare la sua abituale baldanza? Che domanda… certo!
Come avete visto mi sono preso qualche libertà nel definire il background di Supermike, sia dal punto di vista biografico (in realtà non si sa che lavoro facciano i suoi genitori) che da quello psicologico. L’idea era quella di rivelare un po’ dell'”uomo che sta dietro al superuomo” e nel farlo ho preso ispirazione, oltre che da ciò che si capisce di lui nelle storie in cui è comparso, anche da una parte dell’interessante analisi psicologica del personaggio effettuata da Gian Piero Taricco (pur non condividendola appieno). La trovate in un commento a questo post:
https://www.facebook.com/…/25354…/permalink/298931240583782/
E ora, a voi la parola. Decidete come deve continuare la storia, scegliendo la meta del prossimo viaggio: dove hanno intenzione di portare Supermike i due agenti di Altrove?
OPZIONE 1: a Philadelfia, una delle città più antiche degli Stati Uniti, principale centro dell’industria ferroviaria dell’epoca e sede provvisoria della base di Altrove, nei sotterranei del museo di scienze naturali.
OPZIONE 2: rimaniamo a New York ma ci spostiamo ai Five Points, noto quartiere degradato raccontato anche da Martin Scorsese nel film “Gangs of New York” nonché luogo dove hanno vissuto i genitori di Mike Gordon prima di fare fortuna.
OPZIONE 3 (sì, oggi sono generoso 😉 ): ci spostiamo nell’area di Darkwood, a Forte Pitt, dove è di stanza il (ripescato) colonnello Perry.
Ehi, attenzione: prima di buttarvi a pesce sulla 3 sperando in un coinvolgimento di Zagor e Cico, sappiate che quest’eventualità è prevista (ma non certa, dipenderà dalle prossime scelte) anche per le altre due opzioni…

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