Fanfiction: SUPERMIKE capitolo 5

Il numero dei votanti sta scendendo (che ci sia una perdita d’interesse per l’annuncio che è in lavorazione una nuova storia di Supermike disegnata da Marco Verni?), ma per fortuna ne abbiamo ancora abbastanza da poter proseguire: infatti dalla votazione precedente, sommando i voti ricevuti qui a quelli sul gruppo “Mike Gordon alias SUPERMIKE”, abbiamo una vittoria schiacciante dell’opzione 2. Supermike ha quindi deciso di agire per conto suo, senza seguire il piano degli agenti di Altrove, e fare un sopralluogo notturno nel covo di Zagor.

CAPITOLO 5: NELLA TANA DEL LUPO

La notte di New York non è mai davvero buia né silenziosa. Ci sono un mucchio di locali aperti fino a quando dentro c’è ancora qualche cliente pagante, e spesso davanti a essi gruppi di ubriachi si abbracciano o regolano i loro conti in risse scoordinate. I borseggiatori abbandonano i vicoli bui dove aspettavano delle vittime che non arriveranno più, e cercano bettole in cui consumare i risultati del loro lavoro. Nelle zone più ricche, degli spazzini cercano di fare una ripulita alle strade. Ai piani più alti dalle finestre dei negozianti e dei contabili filtrano ancora luci di lampade, che proiettano in strada ombre di persone chine su fogli pieni di numeri incomprensibili ai più.
La città non dorme, ma si muove più piano, sonnolenta.
Ma non ai Five Points. Il silenzio è quasi assoluto, ai Five Points. Ma è un silenzio carico di minaccia, di tensione. Gli uomini della banda degli Irlandesi e di quella degli Italiani si muovono guardinghi per strade e vicoli, gli occhi strizzati per scrutare nel buio quasi assoluto rischiarato solo dalle lampade portate da loro stessi. Le mani dalle dita nervose stringono coltelli, bastoni, altre armi improvvisate. Solo alcuni, i membri di spicco delle gang, hanno armi da fuoco.
Le bande pattugliano le rispettive strade, pronti alla lotta, bramosi e timorosi al tempo stesso. Un quartiere diviso in due, dai confini labili e mutevoli come onde di marea, con la forma di vicoli sporchi e puzzolenti e strade dove nessuno vorrebbe passeggiare.
Sui tetti, i gatti se ne fregano. Nulla importa a loro delle vicende degli stupidi umani più in basso. Solo, stanotte, un lieve fastidio, quando un umano invade il loro territorio, passando da un tetto all’altro, correndo e saltando con agilità e leggerezza tali da essere invidiato anche da loro.
Coperto da capo a piedi da un’aderente tuta nera, Supermike si avvicina rapidamente al palazzo che gli è stato indicato come il covo di Zagor. È facile, è l’unico di quattro piani di tutti i Five Points.
Una volta arrivato sul tetto del caseggiato più vicino arrischia uno sguardo in strada: in effetti, ci sono uomini a ogni angolo. Qualcuno ha anche un fucile. Ma nessuno guarda in su. Zagor forse crede di essere l’unico a poter salire sui tetti, ma si sbaglia di grosso.
Aspetta che una nuvola copra la luna per evitare che la sua ombra raggiunga il suolo durante il salto. Poi indietreggia, prende la rincorsa, e salta con braccia e gambe protese in avanti. Attraversa il vicolo in volo, sagoma nera su un cielo nero e privo di stelle.
Ammortizza il colpo puntellando le gambe contro il muro e afferra il davanzale di una finestra. Si issa sui gomiti, ma la trova chiusa. “L’unico vetro intero di tutti i Five Points e lo becco io, maledizione…” pensa. Si sposta di lato, fa dondolare il peso e salta, afferrando il davanzale vicino. Anche questo vetro è intero ma la finestra si alza, con un cigolio che a Supermike sembra un grido. Ma da sotto nessuno sembra aver sentito nulla, quindi si infila all’interno.
“Alla faccia dei diversivi e di tutti i piani astrusi di Altrove. Io sono già dentro.”
Si avvia per una direzione a caso lungo il corridoio buio, badando a non sbattere contro qualche sedia o tavolino. Fa solo pochi metri poi vede il riflesso della luce di una lampada. Appoggia l’orecchio contro la porta più vicina, non sente nulla, prova ad aprire, cede. La apre il meno possibile e si infila dentro. Intravede sul letto le sagome di due donne addormentate. “Meglio non disturbare le signorine!”
Accosta la porta e sbircia attraverso il buco della serratura, fino a che la sentinella non passa oltre. “Guardie al terzo piano! Questa sì che è prudenza…”
Esce in corridoio, incerto sul da farsi. Quel posto è pieno di gente, strapazzare qualcuno attirerebbe solo i suoi amici. Forse dovrebbe cercare il famoso “artefatto”… Ma dove potrebbe essere? Nella camera da letto di Zagor? O in una “stanza del tesoro” apposita, magari nel seminterrato, dove accumulano quello che riescono a rubare e a estorcere?
Delle voci, più avanti. Si avvicina. Fa per svoltare un angolo del corridoio, ma tira indietro la testa appena in tempo: c’è una sentinella seduta davanti a una porta. Supermike si sporge di nuovo. La sentinella è appisolata e la sua lampada è spenta, ma imbraccia comunque un fucile. Dalla stanza che sorveglia vengono delle voci concitate.
Supermike si avvicina nel massimo silenzio, scavalca le gambe allungate della sentinella senza perderla d’occhio un istante, si abbassa e cerca di guardare attraverso il buco della serratura.
L’interno è illuminato. Sul letto c’è una donna bionda, molto bella, con una ricca vestaglia. È seduta e ha l’aria furiosa. Un uomo passeggia nervosamente avanti e indietro. Litigano, ma a voce bassa, quasi sibilando. Non riesce a capire cosa dicono, ma dalla voce l’uomo è sicuramente Zagor, quindi la donna deve essere Gambit.
Non è un litigio tra innamorati. Sono andati oltre quella fase. Nello sguardo della donna ci sono paura e odio miscelati in egual misura. Strozzerebbe Zagor con le sue mani se ne avesse, fisicamente, la forza. “Ma di certo non dormirei con lei nel letto,” pensa Supermike, “nemmeno se mi chiamassi Zagor. Nemmeno se mi chiamassi Supermike, cavoli!”
Vorrebbe davvero capire cosa stanno dicendo. Riesce solo a cogliere frequenti riferimenti a qualcosa che c’è nel seminterrato.
Una luce che si avvicina lungo il corridoio lo distrae. È troppo presto perché la guardia abbia fatto tutto il giro, deve essere un’altra. Ora deve decidere in fretta.

FINE DEL CAPITOLO 5

E così dovete fare anche voi, gente! Decidete in fretta o qui è la volta che ci lasciamo la buccia!

Opzione 1: per essere meno rumoroso possibile Supermike non ha portato con sé armi da fuoco, mentre quel piano sembra essere pieno di gente armata, più Zagor. E questo Zagor, se è davvero lui, non sembra il tipo da accettare una sfida. Se dovesse essere scoperto, l’unica sua possibilità sarebbe saltare da una finestra. A questo punto è meglio provare a scendere nel seminterrato. Qualcosa gli dice che il “pomo della discordia” tra i due presunti innamorati sia qualcosa che si trova lì. Tipo il famoso artefatto… Se esiste.

Opzione 2: Gambit e Zagor chiaramente non vanno d’accordo, al punto che lei sembra a sua volta una prigioniera, che magari potrebbe diventare un’alleata. Forse sarebbe meglio indugiare ancora un po’ a quel piano, potrebbe capitare l’occasione di parlarle. Certo che il rischio è grosso.

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