Fanfiction: SUPERMIKE capitolo 1

Fanfiction SUPERMIKE
Fanfiction SUPERMIKE Capitolo 1

NEW YORK

Mike Gordon lascia cadere il full di donne sul tavolo con studiata noncuranza, sotto sguardi che vanno dall’attonito al furibondo.
«Bene, signori! Direi che con questa “super” giocata possiamo chiudere la partita!» esclama con la voce resa pastosa dall’alcool, mentre tira verso di sé il mucchietto di monete e banconote al centro del tavolo e inizia a infilarle nella borsa. «Dopo aver dimostrato che sono il miglior giocatore a questo tavolo, nonché il miglior bevitore in questa bettola, direi che è arrivata l’ora di ritirarmi…»
Gli altri giocatori aspettano che si sia allontanato per mettersi a confabulare tra loro, accusandosi l’un l’altro del primo fallimento dopo mesi di pratica nello spennare i gonzi. La bombetta e gli abiti da damerino di quel tizio avevano fatto loro credere di avere di fronte un altro pollo, e invece sono stati ripuliti.
Sono molti gli sguardi che seguono Mike Gordon e la sua borsa piena di soldi mentre si avvia barcollando verso l’uscita, dopo aver lanciato una lauta mancia al barman.
Uno dei tre gamblers, il più vecchio, sbotta: «Se vogliamo riprenderci i nostri soldi dobbiamo farlo subito, prima che ci pensi qualcun altro.»
Una volta all’esterno, Supermike fa un sospiro profondo.
“La notte di New York puzza di piscio”, pensa.
New York è la città dei perdenti. Di quelli che sono stati così coraggiosi o così disperati da sorbirsi un viaggio di mesi (che probabilmente è costato loro fino all’ultimo centesimo) per giungere in America, ma poi non hanno avuto la forza di muovere un passo oltre l’approdo. Non è la città per Supermike, davvero.
L’ora è abbastanza tarda perché le strade siano deserte anche in città, eppure si accorge dei tizi che lo stanno seguendo solo all’ultimo istante. Deve aver bevuto “davvero” tanto. Si volta ad affrontarli giusto in tempo per sentire lo scatto del primo coltello a serramanico, subito seguito da altri due.
«Non avrai mica pensato che ti avremmo lasciato prendere i nostri soldi, dannato baro?»
Supermike ride, finisce di girarsi, inciampa nei suoi stessi piedi, rischia di cadere, si tiene appoggiando una mano al muro del vicolo.
«Siete solo invidiosi perché ho barato meglio di voi…» porta la mano davanti alla bocca soffocando un conato. «Potrei addirittura definirmi un SUPER baro!»
«Poche storie, damerino. Ora molla qui la borsa e tutto quello che hai nelle tasche, e vattene finché puoi farlo con le tue gambe.»
Supermike sorride e solleva la borsa. «È questa che vuoi? Allora prendila.»
Scatta in avanti con un balzo roteando la borsa, usandola per colpire la mano di quello che è chiaramente il capo del terzetto e facendo volare via il coltello. Però non riesce a fermare il suo slancio e lo travolge con tutto il suo peso, trascinandolo a terra, ridendo.
Si mette a sedere schiacciando a terra con la mano libera la faccia del baro, mentre gli altri due si fanno sotto. Cerca di saltare via ma si ingarbuglia con le gambe a metà del movimento, trasformandolo suo malgrado in una capriola. Finalmente riesce a rimettersi in piedi, ridendo ancora, e sbatte violentemente la borsa carica di monete sulla faccia dell’avversario più vicino, che barcolla finendo col sedere per terra. Il secondo si prende un pugno che lo fa volare indietro fino a sbattere contro il muro, per poi scivolare a terra privo di sensi.
Ancora incapace di frenarsi Supermike inciampa nell’uomo che ha messo a terra per primo, cadendogli addosso, ma questo lo spinge via e si rialza, impossessandosi di un coltello caduto.
Supermike cerca di rialzarsi a sua volta riuscendo però solo a mettersi in ginocchio, senza mai smettere di ridere, mentre i due assalitori si lanciano verso di lui con i coltelli protesi in avanti.
«Fermi! Lasciate stare quell’uomo!»
I due si immobilizzano, e Supermike si volta lentamente per controllare chi ha parlato. Smette di ridere, e la sua espressione si incupisce.
Le sagome di due uomini si profilano contro la scarsa luce proveniente dai radi lampioni della via principale alle loro spalle. Luce comunque sufficiente a rivelare le pistole puntate contro gli avversari di Supermike.
Le parole di Supermike sono un sibilo tra i denti serrati, il suo sguardo è di quelli che potrebbero uccidere.
«Rimanetene fuori, voi. Supermike non ha bisogno d’aiuto.»
Poi scatta come un puma, balzando in piedi e colpendo prima l’uno e poi l’altro dei sui avversari, due colpi poderosi che li lasciano per terra a lamentarsi.
Supermike recupera la sua borsa e la bombetta che gli era caduta, e si liscia le maniche della giacca. Si avvicina poi ai due nuovi arrivati, borbottando e rischiando altre due volte di inciampare e cadere.
«A che devo la vostra visita, dunque? Credevo che non voleste avere più niente a che fare con me, voialtri.»

FINE DEL PRIMO CAPITOLO.

A questo punto l’autore ha chiesto agli amici su facebook come preferivano che la storia continuasse; può prendere due direzioni diverse.

CHI SONO I DUE UOMINI CHE HANNO AIUTATO SUPERMIKE, SUO MALGRADO?
Opzione 1: Jesse e Roberts, agenti di ALTROVE
Opzione 2: Il colonnello Perry e un altro ufficiale

La prima scelta è molto importante perchè può condizionare tutta la storia!

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