Fanfiction: SUPERMIKE capitolo 6

Per un solo voto di scarto l’opzione 2 ha vinto il sondaggio precedente. Sebbene sia convinto dell’importanza di quanto è nascosto nel seminterrato, Supermike preferisce cercare di parlare con Gambit, accettando il rischio di essere scoperto.

CAPITOLO SEI: REGINA ALL’INFERNO

Un’ultima occhiata attraverso il buco della serratura convince Supermike a scegliere: Gambit è legata al letto da una catena con un lucchetto al polso sinistro, che sta strattonando con violenza. E non sembra un gioco amoroso. “Direi che la decisione è presa, a questo punto” pensa.
La luce alla sua destra si avvicina. Si alza, scavalca di nuovo le gambe dell’uomo addormentato e si inoltra lungo il corridoio, supera l’angolo e prova la prima porta che trova, abbassando la maniglia con lentezza esasperante per non farla cigolare. La porta si apre su un pozzo buio: scale che scendono verso il basso. Meglio che calarsi lungo il muro esterno, ma non è ancora ora di usarle. Lascia la porta socchiusa e torna dietro l’angolo, appiattendosi contro il muro. La luce della lanterna è molto vicina.
«Ma che diavolo stai facendo?» sbotta qualcuno, sottovoce. «Se il capo ti becca a dormire fuori dalla sua stanza ti fa volare dalla finestra!»
«Oh… uh… ah… hai ragione… grazie…»
«Imbecille…»
La luce riprende a muoversi verso Supermike, che si infila nella porta delle scale e la richiude. Aspetta che la luce che filtra da sotto la porta sia passata, poi riapre cautamente. Non fa in tempo a uscire nel corridoio, però, che sente una porta spalancarsi.
«Io vado giù!» è la voce di Zagor, non c’è alcun dubbio, e si sta rivolgendo alla guardia della sua stanza. «Tu rimani qui!»
«Oh… certo, certo capo…»
«Umph!»
I passi di Zagor si avvicinano rapidamente. E ha detto che andrà giù, quindi sta per prendere le scale! Supermike si appiattisce dietro la porta più in fretta che può, alzando le braccia per occupare meno spazio possibile. Un istante dopo la porta si spalanca e va a sbattere contro il muro di fianco, fermandosi a un millimetro dal naso di Supermike. Il contraccolpo la fa tornare indietro e Supermike si trova allo scoperto, ma Zagor non lo degna di un’occhiata. È a torso nudo nonostante il freddo, i muscoli della schiena tesi per la rabbia, i movimenti scattanti di una belva in caccia. Scende le scale quasi precipitosamente, senza voltarsi.
Supermike si concede di rilasciare il fiato, ma molto lentamente. Zagor potrebbe sentirlo anche a due rampe di scale di distanza, e non è ancora il momento di affrontarlo. La curiosità su quanto c’è nel sotterraneo lo divora, ma ora è meglio approfittare dell’assenza del grand’uomo. Certo, c’è sempre la guardia davanti alla porta con cui fare i conti.
Peggio per lui, ora non ha tempo da perdere.
Torna in corridoio, supera l’angolo di corsa, si precipita verso l’uomo seduto intenzionato a stenderlo prima che riesca ad emettere un fiato… ma si ferma un attimo prima di colpirlo.
Quell’idiota si è di nuovo addormentato! E russa pure! “Anche la mia fortuna è SUPER!”
Lo scavalca di nuovo e prova la porta: altra fortuna, è aperta. D’altronde, ammanettata com’è, non è che Gambit possa andare da qualche parte.
Apre con la massima prudenza, entra, accosta la porta e si volta appena in tempo per afferrare al volo un posacenere metallico che gli avrebbe probabilmente spaccato la testa.
«Ehi!» sussurra, posando un dito sulle labbra. «È così che si trattano gli ospiti?»
La donna aggrotta le sopracciglia, ma risponde a bassa voce. «Chi diavolo sei, tu?»
«Sono Supermike! Immagino che Zagor ti abbia parlato di me.»
Lei scuote la testa. «Spiacente…»
«Ma come?! Quel… va bene, non importa.» Lo dice, ma dentro si sente rodere come se gli avessero dato un calcio in pancia. Si avvicina e prende ad esaminare il lucchetto che blocca il braccio di Gambit. «Sono un vecchio… “amico” di Zagor. Mi manda Altrove. Di Altrove ti ha parlato?»
Gambit annuisce.
«E di me niente, eh? Va beh. Senti, il fatto che sei legata mi fa pensare che tra te e Zagor le cose non debbano andare tanto bene… quindi non avrai problemi a darmi qualche informazione, vero? Per caso la chiave di questo è qui da qualche parte?»
«No, se l’è portata via… ma grande e grosso come sei forse puoi riuscire a spaccare la testiera del letto.»
«Svegliando mezzo palazzo…» Supermike inizia ad esaminare il punto dove è legata la catena. Magari basta poca forza nel punto giusto. «Nel frattempo, ti dispiacerebbe spiegarmi chi sei e cosa c’entri con Zagor?»
«Cosa c’entro con Zagor sono affari miei.»
«Sei incatenata al suo letto, e qualcosa mi dice che la prima volta non ti ci ha messo con la forza.»
Gambit sospira, distoglie lo sguardo e le spalle le cedono, come se si fosse liberata di un peso. «Io… io amavo Zagor. L’ho conosciuto anni fa, ed era la persona più meravigliosa del mondo.»
«Questo è opinabile…»
«Quando è venuto da me, raccontandomi che Cico era morto, che non voleva più sentir parlare di Darkwood e che voleva tornare con me, accettando di vivere la mia vita, mi sembrava un sogno… a parte per il povero Cico, ovviamente… e per un po’ lo è stato, un sogno.»
«Mi risulta che il messicano sia vivo, comunque.»
«Lo SAPEVO!»
«Sssht!»
«Lo sapevo! Non ci capisco più niente, ma ero sicura che fosse una balla anche quella.»
«Forse questa sbarra si sfila, ma devo fare piano…» Supermike comincia a lavorare sulla sbarra del letto. I muscoli si tendono per lo sforzo mentre cerca di sfilarla, tenendo un piede sul letto perché non si sollevi. «Vai avanti.»
«All’inizio era bello averlo con me, poi le cose hanno iniziato a peggiorare. La vita che facevo, quella stessa vita che l’aveva allontanato le altre volte che ci siamo incontrati, ora non solo gli piaceva: non gli bastava. Non gli bastava farmi da guardia del corpo nei tornei di carte, e a volte aiutarmi a barare e a trattare con la gentaglia con cui ho spesso a che fare. Ha cominciato a organizzare una vera bisca clandestina, qui ai Five Points, che si è ingrandita fino ad attirare l’attenzione di Mike Donegan, detto “il mastino”, che ci ha fatto entrare nella sua banda. Io non capivo, forse ero troppo innamorata, ricordo di aver addirittura pensato che volesse infiltrarsi nella gang per debellarla dall’interno. Ma non era così. E quando ha ammazzato il “mastino” per prendere il suo posto mi sono resa conto che quello non era lo Zagor che conoscevo.»
«Direi di no.»
«Mi ha trascinata così in basso… certo, sono la donna dell’uomo più potente dei Five Points. Meglio regina all’inferno che schiava in paradiso, dicono. Ma io non sono la regina di nessuno, qui, non più. Quando gli ho detto chiaro e tondo che non ci stavo più e che me ne volevo andare mi ha colpita e chiusa qui, in questa stanza. Non esco da settimane.»
«E pensare che ad Altrove credono che sia stata tu ad influenzarlo in questo modo…»
«Cosa? Quegli imbecilli…»
«Ma quindi, cosa diamine è successo a Zagor per trasformarsi in quel modo, visto che Cico non è nemmeno morto?»
«Oh, credimi: quello non è Zagor.»
In quell’istante un gran tonfo li fa voltare. La porta si è spalancata, e l’uomo di guardia è steso per terra di traverso. “Quell’idiota era talmente addormentato che è caduto contro la porta!” pensa Supermike.
L’uomo, ancora intontito, si gira verso di loro. Supermike scatta, ma è troppo tardi: il grido di allarme riempie la notte prima che lui possa metterlo a tacere con un calcio ben assestato.
«Dannazione!»
«Ehi! Non lasciarmi qui!» grida Gambit, ma lui è già fuori. Si lancia a destra, verso le scale, ma va a sbattere contro la guardia del corridoio, facendole cadere la lanterna che fortunatamente non si rompe. Quel legno vecchio brucerebbe come un fiammifero. Colpisce la guardia con un pugno, atterrandola, ma qualcosa lo centra in mezzo alla schiena. Si volta e spinge indietro con un calcio l’altra guardia del piano, ma sente passi che si avvicinano di corsa, su per le scale e dalle stanze. La notte ha perso ogni parvenza di silenzio, l’aria risuona di ordini e di grida di donne spaventate. Indietreggia fino alla porta della stanza di Zagor.
«Ha altre uscite questa stanza?»
«No!» risponde Gambit.
«Al diavolo…»
Arrivano. Ormai è circondato. Para con la mano un colpo di spranga, la strappa di mano al proprietario e la usa per colpire l’uomo dietro di lui, che cade a corpo morto. Ma un altro gli è già addosso, troppo vicino per la spranga. Lo ferma con una ginocchiata alle parti basse, e delle mani lo afferrano da dietro. Proietta l’assalitore in avanti con un colpo di reni facendolo cadere addosso ad altri due, ma non ha tempo di raddrizzarsi che una granucola di colpi gli tempesta la schiena. Si gira spazzando con la spranga e fa cadere altri due uomini, ma quelli dietro di lui gli saltano addosso e lo spingono a terra, colpendolo ripetutamente e facendogli cadere l’arma.
«Aaargh!»
Fa appello a tutte le sue forze e si rialza, scagliando via gli uomini della gang. «Fatevi sotto, bambocci! Ci vuole altro per fermare Supermike!»
“Ad esempio quei coltelli che iniziano a spuntare dalle vostre tasche”, pensa. Si lancia contro l’uomo più vicino, lo prende per la camicia e lo tira verso di sé, lanciandolo contro quelli dietro. Poi balza su di loro prima che riescano a rimettersi in piedi, sentendo nasi e zigomi spaccarsi sotto i suoi pugni. Ma altri colpi lo raggiungono alle spalle. Attacca alla cieca dietro di sé con i gomiti, degli schizzi di sangue non suo gli sporcano la faccia, tira indietro la testa schivando per un pelo il primo pugnale, che fa saltare di mano all’uomo con un preciso colpo al polso. Un secondo pugnale gli sfiora il fianco, da dietro, allora si china in avanti e scalcia dietro di sé, sentendo il ginocchio di qualcuno piegarsi al contrario seguito da un grido disumano. Si abbassa, ruota su sé stesso, colpisce da una parte e dall’altra ritraendosi subito, senza nessuna tecnica, impossibile in quello spazio così ristretto, contando unicamente sulla sua forza e sulla sua furia.
Poi, un ringhio. «Supermike!»
I suoi assalitori si fermano, esitanti. Due uomini volano letteralmente all’indietro, sollevati per la collottola dal gigante che si fa strada nel corridoio. Zagor, nella versione con capelli più lunghi del solito e barba incolta che ha già visto quella mattina, si fa largo senza rispetto per i suoi stessi sottoposti. Digrigna i denti, e il suo sguardo esprime una rabbia devastante. «Tu!»
«Allora ti ricordi di me, eh?»
«Come… osi… mostrarti!»
«Oso questo e altro, vecchio mio…»
«Muori!»
La mano di Zagor va alla pistola alla cintura.
«Beh, se la metti così… EYOOOOOWWW!!!»
Supermike si copre il volto con le braccia e, dopo una breve rincorsa, salta attraverso la finestra.
Il vetro va in frantumi senza difficoltà. Supermike si dà un’ulteriore spinta puntando un piede sul telaio della finestra e vola attraverso il vicolo. Porta le gambe in avanti un istante prima di sfondare il vetro della finestra del palazzo di fronte, al piano più in basso. Rotola sul pavimento di una stanza disabitata come il resto dell’edificio, si rialza, afferra uno sgabello e si piazza di fianco alla finestra tenendolo alzato, pronto a schiantarlo sulla faccia di Zagor in caso osasse seguirlo.
Ma non arriva, anzi, lo sente ordinare ai suoi uomini di andare a prenderlo. Si sporge cautamente: il condominio di Zagor sembra un formicaio impazzito invaso dalle lucciole, con tutte quelle luci di lanterne che corrono avanti e indietro. Stanno scendendo tutti in strada per inseguirlo.
Supermike tira il fiato. Grazie ai vestiti spessi i vetri delle finestre non gli hanno lasciato graffi troppo profondi, e anche i pugni di quei barboni non erano poi un granché. Domani li sentirà sicuramente, ma adesso è ancora abbastanza in forma.
Ora ha di fronte a sé due scelte.

FINE DEL CAPITOLO 6

Forza ora, bisogna decidere in fretta!

OPZIONE 1: è comunque stanco, e non può affrontare una intera gang più uno Zagor che non ci penserebbe un attimo a fargli saltare la testa con un colpo di pistola. Sarà il caso di filare per la via dei tetti, dove quei balordi non possono seguirlo, e raccogliere le forze per la sfida di domani, se i tizi di Altrove sono riusciti a organizzarla.

OPZIONE 2: oppure potrebbe fare una follia e tornare dentro, ora che più o meno tutta la gang è fuori a cercare lui. In quel seminterrato c’è ancora qualcosa di dannatamente interessante, che sia l’artefatto di Altrove o quello di cui stavano parlando Zagor e Gambit. Certo, è un rischio pazzesco… ma lui è SUPER!

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