Fanfiction SUPERMIKE: capitolo 8

Nell’ultimo sondaggio ha vinto l’opzione 2: Supermike segue lo Zagor alternativo all’esterno per sfidarlo, ma prima lancia la scure al “suo” Zagor perché si liberi da solo.

CAPITOLO 8: IL DUELLO

Supermike lancia la scure attraverso lo spioncino della cella di Zagor con una torsione del polso. Non si sente rumore. Bene, almeno Zagor è abbastanza sveglio da riuscire a prendere una scure al volo.
Segue il secondo Zagor su per le scale. È ancora a torso nudo, magari per impressionare quei morti di fame dei suoi uomini con i suoi muscoli. Beh, se si metterà a starnutire durante lo scontro ci sarà da ridere.
Attraversano un atrio buio ma stranamente pulito sotto lo sguardo stupito di un paio di scagnozzi, poi escono all’esterno. Mentre scende i quattro scalini fino alla strada lo Zagor alternativo allarga le braccia e proclama: «Venite qui, tutti quanti! Chiamate tutti e radunatevi qui, nel piazzale!» Sicuramente non gli importa molto di svegliare la gente per bene che dorme… se c’è ancora qualcuno per bene, in questo quartiere. «Tutti! Abbiamo bisogno di pubblico! Il vostro boss ha uno sfidante!»
«Buffone…» mormora Supermike, poi esclama: «E non mancate scommettere su di me, Supermike! L’era di Zagor è finita!»
Alcuni membri della gang che erano lì intorno schizzano via a chiamare gli altri, mentre Supermike segue l’avversario al centro della piccola piazza, di fronte al condominio. Si sfila la maglia nera e la getta via, scoprendo la casacca gialla con la M sul petto.
«Hai ancora quella ridicola canotta?» gli chiede Zagor, dopo essersi voltato. «Mettiti il cuore in pace: ti ho battuto una volta, e ti batterò di nuovo. Ma stavolta non finirà altrettanto bene, per te.»
«Quello non ero io, idiota.» Supermike si chiede se questo Zagor si sia reso conto di non essere al suo posto. Eppure avere visto il suo doppione dovrebbe avergli fatto venire qualche dubbio…
I due sfidanti si scaldano, agitando le braccia e saltellando sul posto, mentre la piazza si riempie degli uomini della banda. Sono parecchi, li circondano già completamente.
Gli viene da chiedersi se questa sfida valga come rivincita, visto che non è lo stesso Zagor che ha affrontato lui. O sì? Esistono due linee temporali che hanno corso parallele fino a un certo punto per poi divergere? O ce n’era una sola che si è divisa in due in un momento in cui Cico si è trovato in grave pericolo, e le opzioni vive/muore si sono verificate entrambe?
E ci sarà quindi un altro Supermike, da qualche parte? Più di uno? Infiniti, magari?
Guarda la strada che si dilunga dietro le spalle di Zagor. La casa dove ha vissuto da piccolo è da quella parte. «Sai, venivo a giocare in questa piazza, ogni tanto, da bambino.» Quando era ancora così piccolo che la differenza tra lui e gli altri bimbi non si vedeva troppo. Crescendo la sua superiorità è diventata evidente, e gli altri hanno iniziato ad evitarlo. «Adesso invece è diventata il quartier generale di un delinquente. Sarà ancora di più un piacere farti a pezzi.»
Zagor risponde alle sue parole con una risata sguaiata.
Chissà se esiste un Mike Gordon alternativo che non è mai riuscito ad andarsene da quel postaccio. Non invidia quel poveretto.
E chissà se esiste un Supermike che sia davvero riuscito a realizzare qualcosa di vero e di importante, con tutti i doni che gli sono stati elargiti.
La piccola piazza è ormai gremita. La banda di Zagor è numerosa. Certo che Supermike preferirebbe un pubblico di un livello un po’ più alto di questi straccioni con l’aria ebete. Molti di loro sono stati evidentemente tirati giù dal letto. Ci sono anche delle donne, e altri sbirciano dalle finestre degli edifici intorno.
«Ti basta il pubblico?»
«Può bastare.» risponde Zagor, sicuro di sé.
«Ho la tua parola che, se vinco, mi lasceranno in pace?»
«Che importa? Tanto non vincerai.»
«Me l’hanno detto in tanti. Fatti sotto, allora.»
I duellanti si mettono in guardia al centro della piazza, che presto diventa totalmente silenziosa. Si studiano per lunghi istanti, immobili, con il fiato che si condensa in nuvolette a ogni respiro.
Poi scattano.
«AAAYYAAKK!!»
«EEEYOOOWW!!»

Zagor colpisce ancora una volta la serratura della cella, che finalmente cede. Nessuno sembra aver sentito i colpi di scure, per fortuna. Spinge la porta e quasi cade fuori, ma riesce ad aggrapparsi allo stipite.
Barcolla verso le scale, con la schiena curva. La scure gli sembra pesantissima nella sua mano, e la appende alla cintura. Ogni colpo che gli dà contro la coscia gli sembra una martellata. Arranca appoggiandosi al muro a ogni passo. Si china per raccogliere la pistola caduta all’altro Zagor, e gli ci vogliono almeno due minuti prima di riuscire a sollevarla e rialzarsi. Arriva alla scala, riesce a fare cinque scalini, poi crolla. Le botte e la mancanza di cibo e acqua hanno la meglio, dopo lo sforzo per liberarsi. Chiude gli occhi e rimane lì, a metà tra il sonno e la perdita di sensi, per un tempo che non saprebbe quantificare. Poi sente dei passi scendere le scale.
Cerca di alzarsi, ma riesce solo a mettersi in ginocchio, tremando per lo sforzo. La strada che la sua mano deve fare per raggiungere la scure gli sembra infinita.
Solleva lo sguardo, esausto, e quelle che vede scendere gli scalini sono scarpe da donna.
«Oddio!»
Gambit si getta di fronte a lui, ferendosi le ginocchia sugli scalini, appena in tempo per fermarlo prima che cada in avanti. Lo abbraccia e lo stringe forte, strappandogli un gemito di dolore.
«Oh scusami, scusami!» si tira indietro in modo da riuscire a guardarlo in faccia, e stenta a riconoscerlo. «Mi dispiace…» gli dice, accarezzandogli il volto stupefatto. Avvolta intorno al braccio ha ancora la catena che è riuscita a sfilare dalla testiera del letto dopo che Supermike l’ha in buona parte divelta. «Credevo che fossi tu… credevo davvero che fossi tu…»
Zagor scuote la testa, e cerca di restituire l’abbraccio. «Non importa…» la voce esce dalle labbra spaccate in un mormorio quasi incomprensibile. «Tu… stai…»
«Oddio, ma ti preoccupi per me?! Sto bene, sì… diciamo di sì… quando ho scoperto che ti aveva sorpreso e imprigionato mi è sembrato di impazzire… ma tu esisti davvero, e sei sempre lo stesso… e Cico sta bene… non sai quanto sia felice… pensavo di avervi persi tutti e due… Ma lui, cos’è? Tu lo sai?»
« Lui è… quello che io sarei se… »
« Non… non capisco… »
«L’artefatto… l’ha portato qui… da un altro mondo…»
«L’artefatto?…»
«Un oggetto… rotondo… grande come… una testa… con una spirale incisa… e dei simboli…»
«L’ho visto! È nella sua stanza.»
«Dobbiamo… prenderlo… portarlo… ad Altrove…»
«Va bene. Torno su di corsa, tanto non c’è più nessuno, sono tutti fuori. Tu aspettami qui.»
«Aspetta… c’è un uomo… nella seconda cella…»
«Eh? Ehm… aspetta…» Gambit si alza e scende nel corridoio delle celle. «Ecco! La chiave della tua cella ce l’ha… quell’altro, ma le altre sono appese qui.» apre la cella, ma l’uomo dentro sta dormendo. «Ehi! Sveglia! Sei libero, ma devi scappare! Di corsa.»
L’uomo scatta in piedi come una molla e corre fuori, precipitandosi su per le scale senza degnare Zagor di uno sguardo. Meglio per lui o se la sarebbe fatta addosso per la paura, scambiandolo per il suo carceriere. «Esci dal retro!» gli grida Gambit, poi torna da Zagor. «Allora, rimani qui. Io vado a prendere quell’affare e torno.»
Gambit esita ancora un istante, poi si avvicina di scatto e posa le labbra su quelle di Zagor, che cerca di rispondere al bacio nonostante il dolore. «Torno subito.» dice ancora, dopo essersi staccata da lui con riluttanza.
Zagor la osserva sparire su per le scale, poi si stende sugli scalini, cercando una posizione comoda, e chiude gli occhi.

FINE DEL CAPITOLO OTTO

Ragazzi mi dispiace, ma stavolta niente opzioni tra cui scegliere!
Il motivo è semplice: in realtà questo capitolo era decisamente più lungo degli altri, quindi ho deciso di dividerlo in due. E, se inserissi comunque due opzioni e venisse scelta “l’altra”, andrei totalmente nel pallone.
Se tutto va come penso, dovremmo avere ancora due capitoli prima della parola fine!

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