FanFiction SUPERMIKE: Capitolo 10

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Il vincitore del sondaggio precedente era prevedibile… e infatti qui comparirà anche il nostro messicano preferito!

CAPITOLO 10: PUNTO DI DIVERGENZA

Supermike schiva, colpisce, affonda, incassa. Dopo un lunghissimo scambio di colpi Zagor riesce ad afferrargli un braccio e inizia a torcerlo. Supermike fa una capriola per assecondare il movimento e si libera con uno strattone, gettandosi poi contro Zagor con tutto il suo peso. Zagor cade all’indietro ma lo afferra per le spalline della casacca, e facendo leva col piede lo lancia all’indietro facendolo cadere sulla schiena. Il colpo gli toglie il fiato, ma riesce a togliere appena in tempo la testa dalla traiettoria del calcio di Zagor. Si allontana, ma Zagor gli è già addosso. Allora si butta in avanti rotolando in mezzo alle gambe dell’avversario, facendolo cadere. Zagor però si rialza con un volteggio e si allontana prima che Supermike riesca ad attaccarlo.
Si fronteggiano ancora, cercando di studiare qualcosa di definitivo.
Sente dolore ovunque. L’occhio destro e il labbro si stanno gonfiando vistosamente, e il naso potrebbe anche essere rotto. Tutto il suo corpo porta disegnata la mappa dei pugni del suo avversario. Ansima pesantemente, e sente di non essere più agile e reattivo come all’inizio del combattimento.
Zagor non sembra stare meglio. Anche lui ha la faccia gonfia, e dal modo in cui cerca di colpirlo sempre col sinistro si direbbe che aver parato il suo destro col gomito poco fa abbia avuto un certo effetto.
Ma Supermike sta iniziando a temere di non farcela. E stavolta Zagor non si getterà a prenderlo per non farlo cadere sulle lame. Stavolta lo ucciderà, con grande gusto.
Supermike si è battuto con grandi campioni di boxe, e anche di arti marziali. Tecnicamente l’uomo dei boschi non è in grado di competere con lui. Zagor però ha combattuto molte più volte con la vita in palio, costretto a spingersi al limite per uscirne vivo.
Sono equilibrati. E quand’è così, e Supermike lo sa bene, c’è solo una cosa che può fare la differenza.
Vince il più cattivo.
E questo Zagor è più cattivo di lui.

Finalmente le scale sono finite. Oltre la porta c’è l’atrio al pianterreno, pericolosamente vicino a tutta quella gente, là fuori. Gambit e Zagor si fermano un attimo per riprendere fiato.
«Esaudisce desideri? Come il genio della lampada?»
«Dovrebbe… ma non funziona bene… non ancora…»
«Va beh, facciamo finta di credere che sia possibile. Cosa c’entra questo con il tuo sosia?»
Zagor si passa una mano sul viso, cercando le parole per spiegare qualcosa che nemmeno lui ha capito.
«Non esiste un solo mondo… ne esistono molti, tanti quanti sono le possibilità. Mondi che sono… l’esatta copia di questo, tranne che… per un particolare. O per molti. O completamente diversi, perché la scelta è stata fatta molto tempo fa…»
«Zagor, mi dispiace, non capisco.»
«Esiste un mondo in cui Supermike non mi ha lanciato la scure per spezzare la catena e uscire dalla cella… un altro in cui è scappato dopo aver affrontato il mio doppio invece di scendere nel seminterrato… un altro in cui Supermike è sceso subito invece di venire a parlare con te, o dove ha seguito il piano di Altrove invece di fare di testa sua, e così via, all’infinito… esiste un mondo dove non ci siamo mai conosciuti… un mondo in cui non esistiamo, perché i nostri genitori non si sono incontrati… un mondo in cui decideremo di uscire da questo palazzo dalla porta di fronte, e un altro dal retro… E un mondo dove Cico è morto in un modo stupido… per colpa mia.»
Zagor fa una lunga pausa, con gli occhi fissi al suolo.
«Ricordo quel giorno… Io e Cico avevamo litigato, e lui se ne era andato per conto suo. Io sono andato a cercarlo per chiedergli scusa, evitandogli di finire nei guai. Lui… l’altro Zagor… non l’ha fatto. E il suo Cico è morto.»
«Quindi quando me l’ha detto diceva la verità?»
«Sì… capisci? Lui è me. È uguale a me. Fino al momento in cui io ho deciso di chiedere scusa a Cico e lui no, le nostre vite sono state esattamente uguali.»
«Credimi, lui non ti assomiglia per niente.»
«Già una volta, in passato… l’odio mi ha divorato, trasformandomi in un mostro. È il motivo per cui ho smesso di essere Patrick Wilding e sono diventato Zagor. Questo secondo colpo, per lui, è stato fatale. Non è più riuscito a tornare indietro. E, se fosse successo a me, sarebbe andata esattamente nello stesso modo. Ho cercato di convincermi che non è così, ma non è vero. Quell’uomo… potrei essere io. L’unica differenza che c’è tra me e lui… è una giornata storta.»
«Zagor, tu e Altrove potete raccontarmi tutto quello che volete, ma non riuscirete mai a convincermi di questa stupidaggine.»
Zagor sorride. «Da quel momento la mia e la sua vita sono state molto diverse. Per qualche motivo è andato ad Altrove, dove ha scoperto questo artefatto e il suo potere. L’ha rubato, e ha provato a usarlo. Il suo desiderio…»
«Credo che mi stia per venire un gran mal di testa. Questa cosa dovrai rispiegarmela, molte volte. Comunque, vediamo se indovino. Ha desiderato di riportare in vita Cico.»
«Sì. Ma l’artefatto non si è ancora caricato completamente di energia… e francamente spero che non lo farà mai. Però ne aveva già abbastanza da ascoltare il desiderio di quella versione di me, e cercare di assecondarlo. Così non ha riportato in vita Cico, cosa per cui evidentemente gli sarebbe servita più energia, ma ha trasportato lui in un mondo in cui Cico era ancora vivo. Questo mondo.»
«Assurdo.»
«Già. Ma lui non ha trovato Cico nella nostra capanna, credo che nel momento in cui è passato fossimo in viaggio… così non si è reso conto di essere finito in un altro mondo, e ha pensato che l’artefatto non avesse semplicemente funzionato.»
«E il resto lo so. Purtroppo.»

«Uoooh!» L’uomo a cassetta tira le redini, e la carrozza si ferma al limitare dei Five Points.
«Allora?» sbotta qualcuno da dentro. «Perché ci siamo fermati?»
«Colonnello, io nei Five Points non ci entro.» risponde il conducente.
«Come?! Ma che…» la porta della carrozza si spalanca, e l’uomo in divisa salta a terra, furibondo. «Senta, noi abbiamo pagato…»
«Avete pagato fino qui. Magari qualche carrozza che paga il pizzo alle gang qui intorno la trovate, fatevi portare da loro.»
«Amico, a bordo hai cinque soldati armati!»
L’uomo a cassetta ridacchia. «Sì, immagino che gli farete una gran paura.»
«Colonnello Perry, che succede?» chiede una voce da dentro alla carrozza.
«Ci fermiamo qui, a quanto pare. Scendete, ragazzi.»
«Acc… Dannaz… Malediz…»
Cico Felipe Cayetano Lopez Y Gonzales scende stiracchiandosi la schiena. «Abbiamo passato la notte a saltare di treno in treno, uno più scomodo dell’altro, e ora dobbiamo pure farcela a piedi?»
Dietro di lui scendono quattro soldati, che recuperano il loro scarso bagaglio mentre Perry si fa spiegare la strada dal conducente.
Dopo aver risposto al telegramma di “Eddy Rufus”, il colonnello Perry si era ricordato di quel nome. In fondo aveva causato dei begli sfaceli a Darkwood, e infatti si trova ancora in prigione, non di sicuro a New York. Il nome sul telegramma era una menzogna. Aveva mandato a prendere Cico, che gli aveva detto che Zagor era partito in missione a New York per conto di Altrove.
Preoccupato, Cico aveva voluto partire subito per New York. Non riceveva più notizie di Zagor da giorni, ormai.
Comodo avere con sé un colonnello dell’esercito: erano riusciti a risalire all’ufficio postale che aveva inviato il telegramma, al ragazzo che l’aveva portato lì e all’albergo da cui veniva, dove avevano dovuto ungere il portinaio per farsi dare informazioni: l’uomo che aveva inviato il telegramma era nientemeno che Mike Gordon, detto Supermike. Il portiere aveva le orecchie lunghe ed era abituato a quel tipo di transazioni, infatti aveva origliato le conversazioni di Supermike con i due agenti di Altrove.
Ed eccoli ai Five Points.
Cico si ferma a guardare quella specie di buco nero di criminalità in mezzo alla città. Immerso nella nebbia nell’incerta luce mattutina, la stretta strada tra i due alti edifici sembra davvero uno degli ingressi di servizio dell’inferno.
«Zagor, amico mio, in che guaio ti sei cacciato, stavolta?»

FINE DEL CAPITOLO 10

Anche stavolta, qualche approfondimento.

Nella branca della narrativa fantascientifica chiamata “ucronia”, che immagina che la storia si sia sviluppata in modo diverso dalla realtà (esempi classici sono un impero romano sopravvissuto fino ai giorni nostri o la seconda guerra mondiale vinta dalla Germania nazista), si definisce “punto di divergenza” (in inglese Point Of Divergence, abbreviato spesso in POD) il momento esatto in cui la storia inizia a differenziarsi da quella che conosciamo. Il primo esempio di ucronia si ha in una parte dei codici intitolati “Ab Urbe Condita” scritti da Tito Livio tra il 27 e il 14 a.C., dove lo storico romano ipotizza su cosa sarebbe potuto succedere se Alessandro Magno avesse deciso di espandere il suo regno verso ovest anziché verso est, venendo così a scontrarsi con l’impero romano.
In questo capitolo ho voluto giocare sulle “scelte” che vi ho chiesto di compiere al termine dei capitoli precedenti, presentandoli come possibili POD per la creazione di universi alternativi dove la storia si è sviluppata in modo diverso.

L’immagine che fa da sfondo alla copertina è un disegno della piazza che dà nome ai Five Points all’epoca in cui è ambientata questa storia.

La “giornata storta” di cui parla Zagor vuole essere una citazione del meraviglioso fumetto di Alan Moore “The Killing Joke”, che narra le origini del Joker.

Le ferrovie in Zagor si vedono di rado, ma nella prima metà del 1800 esistevano già. La prima ferrovia (lunga appena tre miglia) fu inaugurata nel 1826, ma è all’incirca dal 1835 che negli Stati Uniti iniziarono a nascere decine di piccole tratte ferroviarie adibite sia al trasporto di merci che di passeggeri. La normalizzazione e l’ottimizzazione del settore ferroviario avvennero solo intorno al 1850. Difficile che viaggiassero di notte, comunque, ma se volevo far arrivare Cico in tempo…

Mi dispiace, ma anche stavolta niente opzioni tra cui scegliere. La strada è ormai tracciata, il racconto è già chiaramente scritto nella mia testa, e non sono assolutamente capace di immaginare una fine diversa da quella che ho già progettato… Sì, perché il prossimo capitolo sarà l’ultimo!
In compenso, vi prometto che anche dopo l’ultimo capitolo sarete chiamati a una scelta…

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